MIRIAM 45 – Fino a prima che la pausa investisse le nostre vite ognuno , nel suo campo, era attore di qualcosa e spettatore di altro. Le due facce della stessa medaglia si alternavano, si incastravano alla perfezione. Attori delle nostre vite di tutti i giorni, del nostro lavoro, dei nostri momenti di svago. Spettatori di quello che il palcoscenico quotidiano della nostra città ci sottoponeva, di quello che ci offriva la tv o i social. Poi, quarantacinque giorni fa, d’un tratto, abbiamo smesso di “agire”, di essere attori quindi, e con essa è venuto meno anche il nostro pubblico, che nella migliore delle ipotesi è ormai formato dai tre, quattro componenti della nostra famiglia. La proporzione si è sbilanciata fortemente sulla nostra parte da spettatori: 45 giorni fa è iniziata la prima puntata di una nuova serie tv che si compone ogni giorno, non senza grandi colpi di scena. Il protagonista principale di questa nuova serie che ci sta appassionando è, forse suo malgrado, il nostro premier, che sta cercando come può di combattere e tenere unita una nazione che dopo un primo momento di coesione ha iniziato a fare i soliti, vecchi, già conosciuti scricchiolii. Accanto a lui si alternano i vari personaggi: quelli comici, quelli tragici. Come nella migliore delle serie tv, ormai, noi aspettiamo la nuova puntata, immaginiamo la trama, facciamo ipotesi sul come andrà a finire, cerchiamo sulla rete gli spoiler. Dimenticandoci, noi ma soprattutto i nostri attori, che mentre la trama va avanti, il palcoscenico di questa serie è fermo al 9 marzo, e sta iniziando a cadere a pezzi.
ANDREA 45 – Chiudiamo il sipario. Questo spettacolo deve andare a casa. Come tutti noi, del resto. Oppure su Instagram, ma che siano quelli che di professioni fanno gli intrattenitori a farlo. Penso e scrivo stasera. In questi giorni a volte ho giocato con le parole, altre con le riflessioni. Stasera mi muove di più l’istinto. Prima volta in 45 giorni che la tastiera si muove più a ritmo di galoppo che di trotto. Un flusso di parole che arrivano da un pensiero stanco, rammaricato, buio, innervosito. E da una pazienza che viene meno: non è desiderio di uscire, ma di vedere una pianificazione, di vedere un metodo, anche di imparare da questa situazione. E invece il tempo che dovrebbe essere impiegato da chi gestisce la res publica (in minuscolo perché appartiene a tutti noi), o l’opinione pubblica, a costruire il miglior modo di uscire sta diventando una lunga rincorsa ad una propaganda politica da eseguire nel post Covid. E’ Nord contro Sud, Napoli contro Milano, pochi positivi contro molto positivi, la mia sanità è meglio della tua, i meridionali e i settentrionali, il sole e la nebbia. Mi sembra di essere ritornato negli anni ’80 quando le sfide di calcio tra il Napoli di Maradona e il Milan di Gullit erano presentate dalle tv generaliste con l’estremizzazione degli stereotipi nazionali. Sono passati 40 anni. In mezzo la rivoluzione globale più accelerata, la stessa rivoluzione che ci ha permesso di volare da una città all’altra ogni weekend, ha annullato le distanze per le persone, per le aziende, per le merci, per le monete, per le comunicazioni. La stessa rivoluzione che ci ha unito talmente tanto da dividerci per un virus che ci stiamo trasmettendo l’un l’altro . Un contagio fenomenale figlio della globalizzazione che ha corso più di Ben Johnson quando è stato trovato positivo alle Olimpiadi di Seul del 1988. Eppure, ancora assistiamo allo spettacolo degno del Bagaglino di Pippo Franco: Biberon, per tutti quelli che sono i neonati di un mondo globale e non si sono accorti che la livella è già arrivata. Maradona e Gullit, cari miei, hanno smesso di giocare. Fatelo anche voi. Giù il sipario.
Buongiorno ragazzi. L’argomento è abbastanza delicato. Il nostro premier si è ritrovato a dover traghettare il paese nel bel mezzo di una tempesta senza conoscere la rotta, senza l’aiuto di chi poteva dare subito un contributo sostanziale ma non ha avuto il coraggio di farlo. Ora che la tempesta sembra essere meno forte questa nave ha un urgente bisogno di rimanere a galla perché davvero sta iniziando a colare a picco. Le parole non possono tenere in piedi il nostro paese, servono i fatti, adesso.
Poi c’è chi gli punta il dito contro perché dalla suo postazione o punto di vista avrebbe fatto questo invece che quello o viceversa utilizzando dei mezzucci per screditarlo. Certo questo fa parte del pacchetto, o rimanendo in tema dello spettacolo, ma questi attori stanno giocando con la sorte di tutti noi, i loro litigi e le loro incomprensioni stanno uccidendo la parte debole.
In questo grande palcoscenico dove noi dobbiamo subire uno spettacolo troppe volte penoso non possiamo fare altro che stare lì impassibili subendo i loro colpi. Siamo delle marionette.
C’è qualche attore che ancora oggi, nel 2020, con parole taglienti e discriminatorie vuole in tutti i modi dividere il bel Paese, schernire chi considera la parte inferiore di esso. Non ne posso più dei primi della classe e degli ultimi. Nemmeno queste grandi e difficili prove azzerano le diversità e le divergenze tra nord e sud. Mi sarebbe piaciuto vedere unità tra le parti politiche, lottare insieme per raggiungere lo stesso scopo, vedere che gli interessi politici possono essere sostituiti da quelli umani perché principalmente sono più importanti di qualsiasi altra cosa. Mi sarebbe piaciuto vedere il mio paese unito nello stesso dolore e dalle stesse speranze, quella complicità che rende tutto più leggero ed invece tutto questo mi fa capire che quei bei pensieri su un mondo migliore in cui noi saremo delle persone migliori resteranno solo pensieri. Non abbiamo capito nulla da questo periodo e quando un giorno usciremo definitivamente da questa tempesta ognuno di noi andrà avanti come ha sempre fatto.
Sì quel mondo migliore che abbiamo sognato rimarrà un bel copione di uno spettacolo che non sarà mai realizzato perché gli attori da nord a sud preferiscono recitare la solita parte invece di mettersi in gioco e rischiare fino alla fine per far sì che questo show rimanga scritto nei libri di storia insieme al periodo che lo ha caratterizzato.
Ore 7.50, dopo una super colazione inizio la mia giornata cercando di trovare il mood giusto per partire… Ho appena acceso la tv e, invece di ascoltare le solite tristi informazioni sul Mostro ho deciso di ricaricarmi con le vecchie puntate di UPAS… Sono un po’ in arretrato io con le puntate ma tra mattina e sera mi sto mettendo in pari. Ieri sera ho provato a scrivere qualche riflessione sul nostro tema ma le parole non mi venivano… Stamattina sono più carica per cui eccomi qui, prima che il sipario del mio show cominci…
Ieri è stata una bella giornata, emozionante al punto giusto. Ieri per la prima volta un paio di ospiti inviati dagli ospedali sono rientrati alle loro case. Erano sorridenti, felici di poter riabbracciare i loro familiari dopo chissà quanto tempo… Lo sappiamo tutti quanto si strepiti a voler “tornare a casa” quando i medici di informano delle prossime dimissioni.. Il tempo sembra non arrivare mai.
E invece, ieri pomeriggio e lo sarà anche questa mattina, quel tempo è arrivato. Vederli varcare la soglia e tornare alla loro quotidianità è stata per me una carica pazzesca, come se quegli uomini e quelle donne uscendo e sorridendoci stessero dicendo a tutti noi “forza! ce la possiamo fare… usciremo tutti prima o poi!”
Ed è con questo spirito che ora mi metto le scarpe ed esco di casa: si va in scena..
Perché qui a Bergamo per noi operatori in prima linea “the show must go ON!
Buona giornata a tutti!
Francy
Stasera l’argomento è davvero pesante, penso di aver intuito “gli attori” o meglio l’attore ed il vergognoso SHOW al quale vi riferite, e proprio oggi a questo riguardo ho avuto l’ennesima lite con “persone di quel genere” che proprio non vogliono capire, o forse è meglio dire che non sono in grado di capire.
In un momento in cui bisognerebbe unire, c’è chi secondo me con grande arroganza ed in maniera provocatoria e ragionata, vuol fare l’esatto contrario per perseguire i propri scopi, ed usa i mezzi di comunicazione di massa per aizzare le folle ed offendere le persone, invece di “dare loro una carezza” come diceva il Papa originario di quelle parti, e come vuol fare in maniera costruttiva e per il bene di tutti, chi ci sta mettendo la faccia per tenere in piedi e gestire una situazione così difficile, come mai si era vista nella nostra storia dopo l’ultima guerra.
L’uso dei soliti luoghi comuni di molti anni fa, ritorna in auge e fa pensare che sia stato a suo tempo solo accantonato per spostarsi su altri obbiettivi, e questo fa davvero male e ci fa pensare a che tipo di società ci troviamo di fronte, e mi fa credere che ci siano poche speranze di poterla migliorare, anche se la certezza che ci siano tante persone differenti, mi fa lasciare ancora un lumicino acceso.
In questo caso direi che è lecito chiedere che quel tipo di SHOW, MUST GO “OFF”.
Vi lascio con una “cosa” che ho scritto l’ultima volta che sono stato a Napoli:
NAPOLI E’…
Napoli è colore, contrasto, musica.
Napoli è la frenesia nei vicoli dei quartieri spagnoli, i panni stesi finestra a finestra, il vociare delle persone e delle tv accese.
Napoli è emozione, fantasia e genialità.
Napoli ti sorprende sempre ad ogni angolo che giri.
Napoli è mare, panorama, sentimento, arte, cultura, tradizioni e scaramanzia.
Napoli è pizza, caffè, sfogliatella e “genovese”.
Napoli è “Sotterranea”, è il brivido che ti lascia il “Cristo Velato”, la bellezza dei colori dei presepi a S Gregorio Armeno.
Napoli è amore per la propria terra.
Napoli è un salto tempo.
Napoli è magia.
Napoli è un tuffo al cuore.
Napoli è molto di più… Arrivederci Napoli ❤️❤️❤️(I Love You)
di F.B. (ottobre 2019)
La mia canzone di oggi non poteva essere che questa, Pino Daniele “ Terra mia”.
Fabio grazie per aver esaltato la parte più bella della NOSTRA NAPOLI, nostra perché lei è di tutti quelli che la sanno amare con i suoi pregi e i suoi difetti. Le tue parole mi hanno commosso. 💖
Diciamo che io sono un “milanese” dal cuore napoletano, io adoro Napoli e tutto il sud ho tantissimi amici li e ci vengo spesso e mi sento a casa quando ci sono, e mi sono sentito offeso da quelle parole, come se fossero state rivolte a me. Buona giornata ed un abbraccio a te Filomena e a tutto il Blog
Ho chiuso gli occhi ed ho visto la terramia! Grazie fabio
Questa sera avete sollevato un argomento difficile da trattare, proverò a dire la mia come riesco.
Quando un teatro funziona gli attori vogliono recitare in quel luogo e i gestori sono ben contenti di accoglierli. Per mettere in scena uno spettacolo ci sono tutta una serie di procedure burocratiche che richiedono l’impegno di entrambe le parti altrimenti si rischia di danneggiare non solo le parti ma tutta la macchina che si mette in moto per la realizzazione dell’evento.
Per esempio alcune delle procedure prevedono che la compagnia teatrale debba assicurarsi di poter avere proprio quel teatro in quella determinata data, prenotarla fare pubblicità all’evento e preoccuparsi di compilare borderò e pagare la S.i.a.e.
Il gestore del teatro deve garantire la sicurezza del luogo, chiamare e pagare i vigili del fuoco se il teatro è superiore ad una certa portata (mi sembra sia 500 posti), eventualmente mettere a disposizione gli impianti audio e luce del teatro e pubblicizzare l’evento.
Chi sta sul palco ci mette la faccia, recita e si espone, ma chi sta dietro fa in modo che tutto questo sia possibile.
Purtroppo la società questo ancora non l’ha capito. La mia è solo la metafora di un ambiente che conosco ma il concetto è sempre lo stesso: è la comunità che fa la forza e se ogni singolo elemento che la compone svolge bene il proprio compito tutto funziona.
In questo particolare momento storico passata la “buriana” (come direbbe mia madre che per inciso non viene dal nord) le cose piano piano stanno tornando alla vecchia solfa.
Mia madre dice sempre anche un’altra cosa: “quando si litiga la colpa è sempre da entrambi le parti” . Non è del tutto falso, perché tra i due litiganti uno può avere più colpa, l’altro meno ma se si crea un conflitto vuol dire che qualcosa si è rotto. (escludo i casi eccezionali ovviamente).
Perciò cari gestori del teatro sociale non perdete tempo a capire di chi sono le colpe, forse sarebbe il caso di salvare lo spettacolo e rimediare agli errori tutti insieme invece che divisi.
Il “divide et impera” forse può funzionare all’inizio ma poi le incrinature si vedono e le impalcature cedono.
La storia è ciclica, si ripete, bisognerebbe spezzare questa spirale.
Un abbraccio “comunitario”!
Giulia
Nel mio palcoscenico ci sono meno gente. Ma quello che c’e poco riusciamo ha creare uno spettacolo dove ringrazio tutti i medici e infermieri per quello che hanno fatto per noi pur rischiando la loro vita. Vero che quel palcoscenico è fermo e la pazienza si fa sentire di meno Ma ce la posso fare.
Non so se già l’ho detto ma io qui mi sento a casa. Avete espresso quello ce io sento e macino dentro e non riesco ad esternare. Quanto ci costerà il biglietto per questo spettacolo? Quanto ancora dei guitti prestati alla Res Publica ripeteranno le stesse identiche scenette? Ci avviciniamo al “liberi tutti” nell’incertezza totale, leggo di direttive che oscillano tra il ridicolo e l’allucinato. Mi ricordano uno scrittore molto famoso, a mio avviso sopravvalutato, che ad una presentazione disse che nei libri la trama non serve, che il libro è suggestione. Sapete perché lo diceva? Perché i suoi libri erano, sono e saranno brutti. Mi alzai e me ne andai restituendo senza neppure volere i soldi il libro che avevo acquistato al banchetto all’ingresso, avevo sentito decisamente troppo.Ecco, questi attori sono quello scrittore con la differenza però che non possiamo alzarci e andarcene,siamo costretti a subire questo spettacolo, il pacchetto offerto è davvero scadente e un altro palco al momento non è disponibile. Mettiamo anche questo nel bagaglio di quest’esperienza, ci servirà.
Ciao a tutti!
Sì, è proprio vero! Questa storia che stiamo vivendo sembra proprio la trama di uno di quei filmoni hollywoodiani, un virus letale che miete vittime senza che si riesca a debellarlo. Infatti mai avrei pensato di vivere una trama del genere, nella realtà.
Trovo davvero scandaloso vedere una classe politica che si fa la guerra anziché coalizzarsi col premier per trovare la soluzione migliore, fare il bene del popolo e soprattutto salvare la faccia. Io sinceramente oramai il tg lo vedo sempre di meno, anzi avvertitemi solo quando Conte finalmente ci dirà che possiamo uscire e ricominciare ad avere un vita sociale. Scusatemi se vi sembro cinica, ma dopo 45 giorni sono stanca di sentire sempre le stesse cose dalla TV. Per fortuna che stasera c’era Serenella che ha scambiato Viola per la fidanzata di Filippo e per un attimo ho pensato di essere nel 2012 quando (cavolo!!!) si stava davvero bene!
Per fortuna c’è questo bel divano rosso che mi fa riposare mentalmente dalla giornata.
Un abbraccio ♥️
Ciao a tutti! Ho riflettuto molto su questo argomento! Esatto la vita è un palcoscenico dove noi siamo i suoi attori. Il sipario si alza la mattina,inizia lo spettacolo e si abbassa la sera. La trama della nostra vita è cambiata:a volte tutto ciò che stiamo vivendo non mi sembra vero…non mi sarei mai immaginata di vivere questa trama: vedere città fantasma e deserte,vedere morire tanta gente come in una guerra. Beh sarebbe meglio se ciò che stiamo vivendo fosse davvero un film e non fosse realtà.
Nel mio show tutte le puntate sono uguali e abbastanza pesanti. Ogni giorno faccio sempre le stesse cose: sono stufa di stare ogni giorno rinchiusa. Spero con il tempo di poter ridare colore alle mie giornate e vitalità alla mia vita. Non amo molto stare a casa: poi avendo i genitori separati e la mamma con una malattia le cose sono più complesse. Comunque stiamo tutti vivendo un nuovo capitolo della nostra vita, siamo tutti nella stessa barca,anche se a volte sembra tutto traballare dobbiamo lottare e riprendere pian piano la nostra vita. Speriamo che il nostro show abbia un lieto fine,non vedo l’ora di sentire Conte che ci dirà che tutto è passato e che possiamo tornare a vivere senza paura. Meno male che la sera c’è upas che mi tiene compagnia!
Un abbraccio!
Marty
Ecco. Il mio palcoscenico sta cominciando a tremare. Stare a casa mi sta di nuovo sbarellando. Piango spesso. Soprattutto in quei giorni del mese. Di solito cammino cammino. Adesso piango piango. E lavoro. Mi sono fatta un corso su Premiere di un paio d’ore oggi pomeriggio. Cerco di fare qualcosa per non buttarmi giù, oltre a lavorare. The show must go on appunto. E il nostro pubblico lo stiamo allietando sul web. Interviste, spettacoli interi, speciali realizzati da noi…cerchiamo di far sentire al nostro pubblico che ci siamo. Faccio un po’ di movimento. E cerco di andare avanti. È sempre più difficile però perché io alle cose non mi abituo. Non voglio abituarmi. Soprattutto a quelle in cui non sguazzo liberamente
Forza Erika! Manca poco
Per noi in Lombardia non si sa. E soprattutto per chi, come me e Miriam, viviamo di “Spettacoli”. Il lavoro in laboratorio tornerà ma a teatro non si sa né quando né come.
Io sono una grande appassionata di teatro! E vi sosterrò
È bello sapere che in tantissimi sostengono lo spettacolo dal vivo. E non solo ovviamente. Siete la nostra Forza.
Anche a me piace il teatro