Il diario di oggi è di Telma, che ci segue ogni giorno dal Brasile.
Ciao a tutti!! Mi chiamo Telma, sono brasiliana, abito con i miei due cane – Achyles e Jóca – a Osório, Rio Grande do Sul. È al sud, come Napoli da voi. (Mi dispiacete degli errori, è da tempo che non scrivo in italiano).
Doppo leggere in tutti questi giorni il vostro diario, con gli stessi sentimenti di paura, mancanza, impegno, speranza, mi viene la voglia di condividere ache io i sentimenti delle mie giornate – praticamente uguale alle vostre, ache se siamo così lontani.
È da 30 giorni che siamo in quarantena in Rio Grande do Sul. Tutti i giorni mi viene sempre in mente il 17 marzo, quando abbiamo chiuso le porte dalla Difensoria Pubblica, dove lavoro, e siamo andati a casa con la notizia di che il Tribunale ed il Fórum erano già chiusi, e che solo le processe urgente potevano ancora essere trattati. Ma da noi, che lavoriamo ai poveri, tutto è sempre una urgenza. Per questo, lavoriamo da casa, col telefono ed il computer, cercando di calmare le persone e gestire cos’è importante in questo momento, e cosa dobbiano lasciar a doppo.
Da quel giorno la parola MANCANZA mi è acompagnata. Di gietto mi sono messa in macchina con i miei due cani e siamo da quel giorno con i miei genitori, nella cità vicina alla mia. Non potevo pensare in restare da sola, non si sapeva quanti giorni, nel mio appartamento con i piccoli, senza poter nemmeno fare la passeggiata con loro. E penso che sia statta davvero la decisione giusta da fare, mi sono sistemata troppo bene con i miei.
Sul lavoro, dal inizio dello home office, pensavo che la gente si arrabbiasse con noi e nostre limitazione in questo periodo, ma sono davvero sorpresa col senso di sensibilità, o cosa chiamiamo di “EMPATIA”, che ci si prova tra la nostra gente in questo tempo buio. Nonostante, mi sento sempre tesa, con la paura di non poter aiutare le persone che ci cercano. Ma quando non sto lavorando, mi viene sempre il sentimento di MANCANZA. Dio!! Come le cose quotidiane mi mancano!! Mi manca uscire al di là del portone, camminare con i cani, abbracciare le persone, stare con le mie sorelle ed i miei nipotini, andare alla palestra ed alla lezione di yoga, dormire nella mia cama, guardare il bel tramonto che mi regala il mio balcone. Comunque lo yoga continuo a fare da casa, per teleconferenza con la mia professoressa ed i miei collegui, lo faccio tre, quattro, cinque volte alla settimana, con la grazia di Dio, perché mangiammo come mai in questo periodo.
Quando vado a fare la spesa, e la gente si guarda da lontano, sospettosa, ci si parla sempre pocco, il suficiente, siamo tutti stranieri che fanno paura uno per l’altro.
Ho letto Miriam dicendo che a lei manca toccare, abbracciare, anche a me. Siamo un popolo caldi, a chi ci và di stare sempre insieme, prendere un caffè leggendo un libro, un giornale, mangiando la torta, chiaccherando, e ora si deve imparare a vivere come stranieri freddi, lontani e senza sangue nelle vene.
A volte mi arrabbio di guardare tutto il giorno allo schermo del computer oppure del cellulare, perché mi manca guardare negli occhi, assaggiare l’energia dei miei amici, ed uscire insieme senza la sensazione di essere un criminale.
In Brasile, come in Italia, non si sa quando tutto questo finirà, quando la vita avrà un po’ di normalità. Ma non voglio abituarmi, non voglio pensare che questa sarà la normalità. Non dobbiamo pensarci. Dobbiamo avere ESPERANÇA.
Sono felice di averci vicini negli stessi sentimenti, noi, così lontani, e di poterci fare compagnia tra le tante angoscie, anche se attraverso uno schermo, dimostrando che le persone sono le stesse, non importa il paese.
Grazie, Miriam e Andrea, per farci compagnia e darci un po’ di sogni ed un po’ di normalità col suo blog.
Arrivederci!!! A presto, Italia!! Tutto andrà bene!
Molto bello