ANDREA 29 – Ho perso l’istinto di alcuni gesti. Domani andrò a ritirare la spesa. Al giorno 30 uscirò per la prima volta di casa, grazie ad alcune spese online programmate per i giorni precedenti. E così stamattina decido di mettere in moto la macchina: entro, accendo e non mi ricordo più se sul pedale freno devo mettere il piede destro o il sinistro. Non sono mai stato uno Schumacher, devo ammetterlo, ma in quel momento mi sono reso conto che quattro settimane in casa ti fanno completamente perdere l’automazione di alcune cose. Ho perso il ritmo di alcuni esercizi che facevo in palestra, i miei occhi hanno perso l’abitudine di vedere persone muoversi in strada senza mascherina. Chi lo fa oggi mi dà l’idea di un nudista in una spiaggia per famiglie. Ho perso l’abitudine di fare una telefonata in cui ci sia solo voce dall’altro lato, ho perso l’abitudine di abbottonare, di allacciare, di aprire e chiudere lo zaino e di preparare i bagagli prima su un file excel e poi in valigia. Ho perso l’abitudine di fare scroll delle pagine del sito del Napoli e della Gazzetta dello Sport, che ormai non leggo più. Ho perso la stima in tutti quelli che vanno a correre, che prima guardavo con ammirazione e partecipazione. Mi sentivo uno di loro. Oggi no. Mi sento tradito dai miei ex compagni. Quelli che, reagendo d’istinto, mettono le scarpette e vanno in strada. Un istinto che oggi andrebbe perso, non perché sia pericoloso, ma per dare un esempio di sacrificio e non di leggerezza. Lo stesso sacrificio che abbiamo sempre fatto su tutte le strade del mondo, fino all’ultimo chilometro. Un istinto che andrebbe perso. Come quelli che ho perso io.
MIRIAM 29 – Di gesti “abituali” ne ho persi talmente tanti, caro Andre, che neanche riesco ad elencarli più. Io che mi fregiavo di essere la signorina “nel frattempo”, capace di fare tre, quattro cose insieme, adesso ho talmente tanto tempo per fare una cosa alla volta che non ha più senso esaurirmi per fare tutto insieme.
Mi diverto meno, certo, ma mi stanco anche meno e sto facendo l’abitudine a questa nuova modalità di gestione.
E poi, sono sempre stata una persona affettivamente molto fisica . Ho sempre avuto bisogno di stringere, prendere le mani, fare una carezza, abbracciare. Dimostrare con il corpo quello che a volte -anzi, spesso- non sono capace di esprimere a parole, retaggio di un’antica timidezza superata a forza ma evidentemente ancora in agguato. Ma quei gesti che non ho più, che non trovo più nella mia quotidianità, non sono persi, né dimenticati, almeno non per me. Come nella migliore delle evoluzioni darwiniane, i gesti persi vengono piano sostituiti, e altri sensi sopperiscono al tatto, o alla memoria delle automazioni. I miei occhi, ad esempio, hanno imparato tante cose nuove: a sorridere molto di più, così quando vado a fare la spesa “mascherina-munita” e incrocio qualcuno che conosco, al quale avrei sorriso con la bocca, sorrido con lo sguardo e sono certa che gli arrivi lo stesso. Le lacrime di empatia hanno preso il posto degli abbracci e dei baci, che non posso dare attraverso uno schermo. I miei occhi stanno imparando a sopperire al tatto, al calore umano.
Quanti begli sguardi avremo, quando potremo ritrovarci. Quante parole scorreranno attraverso le palpebre, senza pronunciare nulla. I miei gesti so, sono certa, che non si perdono, ma mutano, evolvono.
Diventano altro, ma mi appartengono sempre.
I tuoi gesti, Andre, i tuoi istinti, sono certa che sono sempre lì, sotto altre vesti, e continuano a raccontare di te molto più di quanto pensi.
Si abbiamo perdi dei gesti però sono sicuro che li recupereremo al più presto e saranno più belli di prima
Si,abbiamo “perso alcuni gesti”, perchè si sono messi da parte.
Si sono messi da parte perchè, un giorno , torneremo ad usarli.
Stiamo dimostrando in modo diverso i gesti di affetto,come un abbraccio o una carezza. Ma, state certi , non li abbiamo “persi”, li abbiamo solo messi da parte.
Ne sono nati altri.Altri che,avevamo poca abitudine di fare. Come la solidarietà, che in questo periodo ne serve tantissima. Ma il gesto di essere uniti.
Anche la calma sembra essere diventata un gesto da non perdere anche se, alcune volte, è davvero difficile.
E quelli che stiamo vivendo in questo periodo, come ha detto qualcuno di voi, non andranno persi. Perchè, da un lato, da questa brutta esperienza stiamo e impareremo qualcosa. Qualcosa per cercare di rendere il mondo un posto migliore per chi verrà dopo di noi.
Almeno, si spera da chi abbia la buona volontà.
E sono sicuro che qui, in questo blog, ne siamo in tantissimi <3
Ciao ragazzi,
Vi leggo sempre….
Sono solo stata più taciturna e forse pure un po’ più stanca del solito per condividere con voi pezzi della mia giornata.
Volevo complimentarmi per il blog e per il nuovo stile !!!
E mi lego a questo Wind of change per lasciarvi con un estratto che mi è capitato di leggere qualche giorno fa:
“Non ho paura di ammalarmi. Di cosa allora? Di tutto quello che il contagio può cambiare. Di scoprire che l’impalcatura della civiltà che conosco è un castello di carte. Ho paura dell’azzeramento ma anche del suo contrario: che la paura passi invano, senza lasciarsi dietro un cambiamento”. Paolo Giordano.
E aggiungo una piccola citazione presente nel film il ladro di orchidee:
-“Sai perché mi piacciono le piante?. Perché sono mutevoli. L’adattamento è un processo profondo. Significa che capisci come prosperare nel mondo.”.
-“Si ma per le piante è più facile, loro non hanno memoria, passano senza problemi a qualunque fase successiva, ma per una persona adattarsi è quasi una vergogna… è come fuggire.”
Non mi pare che noi stiamo fuggendo, anzi. Il nostro è un atto di fede nei confronti di qualcosa che forse ora sembra nulla, ma un giorno ci potrà far dire ai nostri figli, ai nostri nipoti, che abbiamo aiutato in piccolissima parte, (centellinando ogni cosa – perché pur avendo tanto tempo stiamo imparando a centellinare le faccende) la natura a rifiorire.
Adattarsi per prosperare.
Ecco, così.
carimma Miriam è Andre io sono uno dei tanti ragazzi e ragazze che segue questo blog e che come tanti si raccontano, raccontano la propria giornata, e oggi volevo farvi i complimenti per come lo avete migliorato. ma se da un lato c’è il piacere di scrivere di raccontarsi dall’alto si spera che tutto passi in fretta e che si possa ritorne alle nostre abitudini, alla nostra quotidianità, che le persone possano tornare al lavoro, che i ragazzi possano tornare a scuola come giusto che sia, tornare pian piano lla normalità sicuramente questa situazione lascerà lascerà un segno in ognuno di noi e forse ci renderà ache più responsabili di noi stessi e degli altri, e anche questo blog lascerà qualcosa in tutti quelli che come me lo seguono, a me personalmente lascerà dei bei ricordi che porterò nel cuore, grazie Miriam, grazie Andrea.
Ciao a tutti!
Oggi è stata una giornata difficile, e non perché mi sia successo qualcosa.
Comincia a pesarmi molto la perdita del modo di vivere prima di tutto questo. Si è vero quando esco per fare la spesa mi sembra di commettere un reato. La rotonda vicino casa mia normalmente ha sempre una coda di auto, quando ci passo adesso di macchine non se ne vedono. E mi viene la tentazione di uscire dalla mia Up e fare un paio di giri intorno alla rotonda a passo di samba! 😊 Si per fortuna un po’ di pazzia mi è rimasta!
Ma ci pensate che bello quando si potrà stare per strada tutti insieme fare un trenino lungo 1000 km? Partire da Napoli con Miriam che è in testa al treno, poi Ciccio, Filomena, Chiara, Fabio e tutti gli altri fino ad arrivare al km 600 dove vi aspetto io, e poi salire fino al km1000 da Andrea che chiuderà questo bellissimo treno che ci ha finalmente unito!
Un abbraccio ♥️
Sarebbe bellissimo che ci si riuscisse a ritrovare tutti di persona, sarebbe la perfetta chiusura di questa storia che ci ha fatto “conoscere”, se si dovesse organizzare io farò il possibile per esserci.
Ho sempre pensato che i gesti valessero molto di più di qualsiasi parola, forse perché il corpo non mente mai.
Amo gesticolare quando faccio un discorso, mi aiuta a pensare a ciò che dico, a scegliere i termini giusti e credo di essere anche più comprensibile. Quando non posso farlo mi sento impacciata e costretta in un comportamento che non mi appartiene, gesticolare è come fosse un’estensione di me.
Amo i gesti in generale perché sono sinceri nel bene e nel male, vengono dal cuore, dall’istinto che spesso ci guida, amo le carezze e amo manifestare il mio affetto attraverso i gesti.
Tendo ad essere solare e sorridente pur avendo momenti bui che velano il mio sguardo ma anche in questo sono molto espressiva, non riesco mai a nascondere ciò che penso o sento, il mio corpo in un modo o nell’altro lo esprime.
Mi piace questo lato di me perché anche se mi rende vulnerabile e giudicabile all’esterno, mi fa apparire per come sono, una persona trasparente senza trucchi o maschere “artificiali”. Insomma non so fingere se non nelle storie che scrivo dove tutto è solo fantasia.
I gesti rimangono memorizzati, il nostro corpo impara e ci ricorda cosa siamo in grado di fare.
Grazie per gli spunti di riflessione che ci donate ogni sera.
Un abbraccio,
Giulia
Ciao Andrea, ciao Miriam e ciao Blog, i GESTI PERSI in effetti sono molti, gli automatismi delle nostre giornate sono cambiati, ora li abbiamo ridotti e sostituiti con altri, tipo le video chiamate, le mascherine ed i guanti, i tempi più lunghi, la pasta e i dolci fatti in casa e ci stiamo abituando a questa nuova “normalità”.
Continuiamo a dire che ci manca la nostra “vecchia normalità”, fatta di libertà ma anche di forte stress, ma quando ci torneremo dentro a capofitto, sono sicuro che un po’ di “questa” ci mancherà.
Oggi riflettevo sul fatto che, come si diceva l’altro giorno sul Blog, in un batter d’occhio ci siamo trovati a dover cambiare completamente la nostra vita e a doverci abituare a resistere schiacciando le nostre esigenze ed abitudini, autocostringendoci a “vivere al minimo” della libertà e delle risorse, accontentandoci DELL’ESSENZIALE.
Abbiamo toccato il fondo, abbiamo “fatto pulizia”, abbiamo tolto tutta la parte futile e non indispensabile delle nostre “irrinunciabili moderne esigenze indotte”, ed abbiamo RESISTITO, (per ora).
Abbiamo ridotto i bisogni ed i consumi vivendo con poco, accontentandoci del minimo indispensabile, e riuscendo ad arrivare a capire quali sono i nostri limiti verso il basso, cosa che nessuno mai prima d’ora si era immaginato di poter o dover arrivare a fare.
Ora sappiamo di quanto possiamo abbassare il livello e come possiamo riuscire a “vivere al minimo”, e questo ci aiuterà capire e distinguere ciò di cui realmente abbiamo bisogno, da ciò che non è indispensabile ed è da ritenersi un bisogno indotto dal consumismo, quindi non per forza necessario.
Questo io lo ritengo davvero un grande passo avanti verso la conoscenza di noi stessi, un passo di una utilità che va oltre ogni limite dell’immaginabile, che mai ci saremmo sognati di apprendere e fare nostro, fino a prima che accadesse tutto questo.
Ora conosciamo i nostri limiti e potremo regolarci di conseguenza, potremo scegliere su cosa investire le nostre risorse, su quale direzione far prendere alla nostra vita a seconda del modo nel quale decideremo di viverla, e MAGARI potremo scegliere di fare come faceva il meccanico Tonino Capone, citato dal grande Luciano De Crescenzo in “Storia della filosofia greca” che metteva in pratica la sua filosofia di vita, ovvero quella del “quanto basta”, chiudendo la sua officina, quando aveva guadagnato “QUANTO BASTA”, per prendersi una pausa ed andare al mare con la sua famiglia e godersi la vita, anziché farsi schiacciare dal lei, O FORSE torneremo a vivere con la frenesia di prima chiedendo ancora di più, senza aver capito che abbiamo già tutto e dimostrando di non aver compreso la lezione.
Paulo Coelho diceva: “l’importante è il viaggio non la destinazione”, ovvero l’importante è vivere la vita senza aver fretta di bruciare le tappe, godersi l’attimo, perché quando arriveremo alla nostra metà non lo potremo fare mai più; ed anche in questi momenti che consideriamo difficili, c’è di sicuro molto di positivo da raccogliere, imparare e conservare nella tasca della nostra esperienza di vita.
Sapremo cogliere l’occasione ? Chi lo sa…
Buona serata e un abbraccio a tutti voi amici del Blog
Fabio
La mia canzone oggi è: “L’ESSENZIALE” di Marco Mengoni
https://youtu.be/unRjK82bDLw
Ciao. Ti capisco Andrea quando parli di quelli che vanno a correre in questi giorni. Non li sopporto, mi innervosiscono, innescano in me una voglia di delazione che non mi appartiene, che fa a botte con le mie idee, con il mio modo di essere. Se penso ai gesti che ho perso sono tanti, Dall’allacciare la cravatta al inforcare lo zaino del lavoro, dallo scendere le scale saltellando alla penna che entra ed esce da taschino della giacca. Ma ne ho acquisti nuovi: uscire tutte le sere, ma proprio tutte sul terrazzo e guardare la strada vuota e la mattina appena sveglio uscire con il caffè a guardare quello spettacolo irreale di una città in stand by. Mi domando quando tornerò a riallacciare una cravatta e se anche dopo uscirò in terrazzo come adesso
E devo dare ragione a Miriam su una cosa: i sorrisi dietro le mascherine. Sto vedendo occhi sorridenti in questi giorni che non avete idea, nonostante tutto. Gli occhi della mia “postina”, quelli del mio amico Carabiniere che con tante macchine ha fermato proprio la mia… e abbiamo riso da dietro le mascherine quando ci siamo resi conto della cosa. A questi sorrisi manco un pezzo, sono incompleti, sono sorrisi a metà ma prima o poi si competeranno. Sono sorrisi sospesi, sono gesti vecchi con il vestito nuovo, gesti nuovi in attesa di completarsi.
Buonasera ragazzi.
I gesti persi della nostra quotidianità sono tanti e come hai scritto tu Andrea abbiamo perso quella praticità con la quale li facevamo. Quando mi capita di uscire ho come l’impressione di avere la testa dentro ad una bolla e sento che il mondo che mi circonda è una cosa che non mi appartiene e queste sensazioni un po’ mi spaventano.
In questi giorni di calma apparente però ho riscoperto altri gesti che nelle corse quotidiane ho perso un po’ l’abitudine di fare. Giocare con i miei figli, preparare il pranzo insieme o un dolce, guardare un film. Quando torneremo a quella normalità so che mi mancherà tutto questo tempo da dedicare a loro.
Da questo periodaccio sono nati tanti gesti di umanità, di solidarietà, una catena infinita di aiuti per chi è in grande difficoltà. L’uomo quando vuole sa essere davvero unico e speciale.
Questi sono gesti che non andranno persi, ne sono certa. ❤️🌈