Il diario di oggi è di Ciro. L’abbiamo amato da calciatore, soprattutto nella notte di Stoccarda del maggio del 1989, abbiamo gioito insieme a lui nel 2006 con le braccia al cielo sempre in Germania, pubblichiamo la sua pagina ricca di gesti quotidiani che sono cambiati, ma anche di grande umanità ed empatia. Grazie Ci’.
(Ciro Ferrara) – Marzo 2020. Sarà un mese che tutti ricorderemo, perché ci ha segnato in tanti modi diversi e profondi. Non soltanto perché le singole giornate che si susseguono ciclicamente hanno cambiato volto e sapore, ma perché ognuno di noi è stato in qualche modo costretto a ridimensionare ogni aspetto non essenziale della propria quotidianità, materiale e spirituale. Ci si è avvicinati gradualmente, con incredulità iniziale -a volte anche con approccio di ribellione – ad una situazione al limite della fantascienza, che ha coinvolto tutti, allo stesso modo. Le misure decretate del governo hanno via via dimostrato una consapevolezza sempre maggiore dei gradi di emergenza e urgenza di intervento. L’Italia è stata prima suddivisa geograficamente in zone arancioni e rosse, poi è diventata unicamente rossa, da nord a sud, isole comprese. All’improvviso stavamo vivendo tutti, singolarmente, individualmente, la stessa drammatica storia. Sui medici, e operatori sanitari tutti, che sono gli eroi veri e definitivi, sono state spese parole di altissimo elogio, tanto che le mie ora potrebbero non riuscire a rendere il vigore della mia stima e della mia ammirazione. Potrei, invece, spostare il pensiero su un fattore che ha riguardato da molto vicino la popolazione formata da gente comune, lavoratori comuni, con i disagi comuni. La mobilità del cittadino, infatti, è stata castrata fino a demonizzare chiunque disobbedisse alle ordinanze che si facevano più stringenti. Le famiglie, scendendo ancora più nel particolare, sono state coinvolte in forme diverse: alcune si sono ritrovate più vicine – e mi riferisco a quelle che, condividendo lo stesso spazio abitativo, hanno riscoperto l’importanza di stare insieme e di costruire momenti a cui la routine frenetica non aveva, fino a quel momento, lasciato troppa espressione; altre, invece, hanno aumentato una lontananza già esistente, per esempio nei tantissimi casi in cui i figli vivano e lavorino al nord, e i genitori al sud. È il caso della mia famiglia di origine. I miei genitori, entrambi ultra ottantenni, vivono a Napoli; due dei mie tre fratelli, Vincenzo ed Emma, sono fortunatamente a loro vicini; io e mio fratello Fabrizio viviamo al nord, lui a Milano, io a Torino. E staremo distanti fintanto che non sarà possibile prendere un treno e correre a Napoli, per riabbracciarci. Ho tre figli grandi: Paolo vive e lavora a New York; Benedetta convive con il suo compagno a Torino; Giovambattista, che ha 18 anni, vive con la mamma a pochi minuti da casa mia, ed io sono domiciliato altrove.I rapporti proseguono attraverso le chat, le telefonate, le videochiamate, che aiutano a scambiarci saluti e sorrisi. Le mie giornate sono uguali a quelle di molti altri e sono scandite, oltre che da questi preziosi momenti di vicinanza virtuale, dall’allenamento sportivo che ho proseguito utilizzando degli specifici programmi di training, dalle full immersion nella visione di film e serie tv, dalla mia musica preferita che torna sempre a confortarmi, dalle faccende domestiche che -volente o nolente- devo spicciare da solo, non senza qualche risultato positivo:1- le mie magliette sono un poco più stropicciate del solito (prima avevo chi mi aiutava) ma la mia organizzazione sta lentamente migliorando2- ho imparato a fare la spesa più mirata e meno casuale, per cucinare qualche piatto più elaborato rispetto agli insuperabili spaghetti olio e formaggio (prima pranzavo spesso al mio ristorante)3- ho finalmente fatto amicizia con alcuni elettrodomestici che arredavano gradevolmente la mia cucina e che mi limitavo a guardare senza osare socializzare4- ho scoperto che mi piace molto la profumazione alpina del detergente per i pavimenti. Piccoli lati inediti. Per sfruttare al meglio il tempo, che sembra essere oggi la nostra migliore ricchezza, ho cominciato anche un corso di chitarra, riaccendendo una passione che ho fin da ragazzo e che avevo negli anni trascurato. Le videolezioni con il mio maestro mi tengono impegnato e lo svolgimento degli esercizi per dimostrami preparato alla lezione successiva (sono uno orgoglioso io) a volte mi mette alla dura prova, tanto che mi innervosisco da solo e devo farmi una passeggiata nell’altra stanza per riprendere fiducia.Questa è la mia molecola di vita, ma Intorno a me c’è un mondo che cambia: il tg della sera mi tiene sospeso tra la volontà di restare aggiornato e la tentazione di rifugiarmi in pensieri più rassicuranti. Lo sconcerto è -credo- il sentimento più diffuso, che ha innescato fortunatamente un moto molto forte di collettività coesa, perché spaventata, e bisognosa di vicinanza.Allora, quando ondeggio tra ottimismo e pessimismo, mi basta fare una chiamata, sentire la voce delle persone a me care, dei miei amici, ex compagni e colleghi che non voglio perdere di vista. Ci raccontiamo le nostre giornate, non mancano le risate, i discorsi semplici e quelli più articolati, o poche parole che stringono i legami: buongiorno a te, buonanotte anche a te, stammi bene, un abbraccio, a domani.
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