MIRIAM 16 – Avevo promesso che il mio diario di oggi l’avrei scritto per qualcun altro. Che l’avrei dedicato ad una storia italiana diversa dalla mia e dalla tua, caro Andre.
Oggi il mio diario è il diario di Susy.
La prima cosa che farà Susy, non appena finirà tutto questo, sarà quella di tornare a casa. Una folla infinita di persone correrà per strada, felice (si, proprio come quando abbiamo vinto i mondiali del 2006, e oserei dire anche di più) riempirà le piazze, si abbraccerà, fino all’alba.
So che, nella realtà, non sarà così, so che anche quando sconfiggeremo questo virus dovremo ancora fare attenzione, essere cauti, ancora per un bel po’. Ma è la mia immaginazione che lavora, e quando si mette in moto lei non ne vuole sapere di distanze di sicurezza e di cautele varie.
In quella pazza gioia scomposta, controcorrente, camminerà felice, profondamente felice, ma anche profondamente stanca, Susy.
Stanca di vedere la sofferenza così da vicino, stanca di temere per la sua vita, stanca di aver dovuto mettere in discussione per giorni, per mesi le sue certezze. Stanca di guanti, mascherine, notti insonni e turni infiniti. Ma felice perché, finalmente, mentre tutti usciranno dalle loro case e affolleranno le strade, lei a casa potrà tornarci, e potrà godere del silenzio delle sue quattro mura, la dolce certezza della quotidianità tutta uguale, l’ozio di qualche giornata di riposo meritato che l’ospedale le darà per ringraziarla di non aver mollato.
Susy, eroina senza volto, chiuderà la porta di casa alle sue spalle e si lascerà andare al suo primo, atteso, desiderato e meritato pianto di gioia.
ANDREA 16 – Seguo la tua teoria del contrario Miri. In questi giorni abbiamo riflettuto sempre sulle cose che ci mancano. Oggi, invece, mi sono trovato a riflettere su un aspetto che il Corona Virus mi ha consegnato: la dimensione umana dei miei colleghi.
Non che prima fossero alieni, per carità, ma la clausura ci ha costretto a chiudere le nostre case dalla porta di ingresso e ad aprirle attraverso Skype; ha isolato i nostri figli, ma ci ha forzato a presentarli a tutti, tutti i giorni attraverso le loro voci e loro incursioni, attraverso i compiti che devono fare a casa e le richieste di correzioni delle doppie, delle tabelline e degli arcobaleni da presentare alle maestre a fine giornata. E così, attraverso una telecamera che mi mostra in primo piano i loro volti lì vedo tutti con la stessa posa (come mi direbbe il tuo regista), ma tutti diversi. Senza trucco, senza giacca e cravatta, professioniste e mamme, professionisti e papà. Uomini e donne. Non solo manager. Umani.
E scopro le differenze tra di loro non attraverso un modo di scrivere le mail o di un atteggiamento in riunione, ma guardando al di là del loro primo piano: dove ci sono le loro case e i loro stili, che parlano dei mondi che hanno costruito negli anni in cui parallelamente venivano al mattino in ufficio alle 9.
E trovo i “consulenti” e le loro mura bianche dietro, che badano al sodo di una call che inizia e finisce con il tema del giorno. E trovo i “creativi”, che ti chiedono prima di tutto “come stai?” e alle spalle mostrano elementi di design o pezzi di campagne pubblicitarie del passato, mensole colorate e qualche pennarello lasciato in disordine da un bambino che fino a trenta secondi prima dell’inizio della riunione girava in quella stanza. E trovo la “new generation” dei colleghi under 30, in case piccole, ma piene di sogni, costantemente in felpa con cappuccio. E trovo gli “acculturati”, collegati sempre in camicia, con lo sfondo di una libreria. Trovo la dimensione umana, che c’è sempre stata, ma era troppo uguale e io troppo distratto per accorgermene. Che bella.
Ciao Andrea,
Qualche giorno fa sono andato a correre nella mia piccola cittadina dove tanto non incontravi nessuno neanche un anno fa. Tornato a casa, di getto, ho scritto un piccolo racconto per bambini.
In questi giorno, vivo momenti di grande tristezza e -diciamolo- paura per quello che sta succedendo. Allo stesso tempo, vivo momenti di gioia vera nel riscoprire alcune cose della mia casa e della mia famiglia. Sono quelle piccole cose che non vivi nel quotidiano “vero”, perchè ti devi mettere la cravatta, devi andare al lavoro, devi fare da mangiare, è tardi e bisogna andare a dormire e tutto ricomincia.
Ho provato a raccontare queste sensazioni a due ipotetiche (???) bambine, e ne è uscito questo:
http://www.casastronave.it
Spero possa essere di aiuto per chi ha bisogno di alleggerire un pò la tensione e trovare una chiave di lettura utile ai più piccolini.
Fammi sapere cosa ne pensi!
Ciao Luca mi sembra un bel
modo di raccontare la storia del “restiamo a casa” ai bambini. Consiglio a tutti quelli che leggono il blog e hanno dei bambini di scaricare il pdf e stamparlo, direttamente dal link che ci hai inviato. Grazie. Andrea
La prima cosa che farò io,quando finirà tutto questo,è andare dai miei nonni.
I nonni sono il pilastro della nostra vita,sono quelli che ci amano per primi,sono quelli che ci danno dei sani consigli.
I nonni sono quelli che ci raccontano la loro vita passata,sono quelli che ci raccontano il loro amore che dura da tantissimi anni.
I nonni diventano molto fragili con il passare degli anni.
I nonni sono una delle cose più belle che la vita ci regala.
Vi è mai capita che vi viene sempre fame quando andate a casa dei vostri nonni?
A me capita sempre.
Delle volte,non riesco a capire come possono essere abbandonati dai propri figli o dai propri nipoti.
Sono del parere che bisogna viverseli a 360° ogni volta che si può e non dobbiamo prendercela se ci fanno una ramanzina o ci fanno sentire in colpa.
Siate fortunati ad averli e andate a trovarli ogni giorno.
Questa sarà la prima cosa che farò quando questo virus se ne andrà e potremmo uscire di nuovo!!
Buonanotte a tutti <3
Capitato*
hai detto delle cose bellissime e sacrosante sui nonni
La prima cosa che farò quando finirà tutto questo è abbracciare la mia migliore amica che è da tanto tempo che non vedo e che mi manca tantissimo mi manca la sua dolcezza e i suoi consigli che mi da dal vivo guardandomi negli occhi,dovevo incontrarla per Pasqua ma purtroppo non può scendere a causa di questo virus spero che finisca tutto questo al più presto.Miriam e Andrea grazie per le cose che scrivete siete bravissimi complimenti
Beh..che dire..grazie! Oggi è stata una giornata dura, spesso mi sono trovata con l’acqua alla gola (essere insegnanti in smart working non è facile, credetemi!)..però grazie a voi vado a dormire con uno sguardo diverso, positivo..grazie di cuore! 🙂
..ah..grazie per aver pubblicato il mio racconto di ieri..per fortuna stamattina di gente in giro ce n’era meno..:)
Un abbraccio,
Valentina
Le mie giornate passano sempre meglio, forse mi sto “abituando” a questo periodo. Abitudine. Che brutta parola. Che brutto abituarsi alle cose, soprattutto per me che amo invece farmi stravolgere dalla novità. Comunque sta andando meglio. Nel senso che non mi annoio più così tanto e sto trovando cose da fare, ho del lavoro da svolgere, film da guardare (mi sono fatta un piano di film) e libri da leggere. E scrivo. Oggi ho lavorato ad un video per la giornata di domani su Dante. Domani verrà pubblicato.
La salute c’è, ma l’aria ancora poca. Respiro a fatica, l’aria mi si mozza in gola, ho il respiro affannosso. Credo siano attacchi di panico, che si smorzano solo sul calare della sera. Domani chiamerò il medico. Ormai è una settimana che va avanti così.
Grande idea caro Ciccio, sarebbe bellissimo continuare anche dopo, magari con i racconti della nostra vita reale, magari come una fosse una piazzetta dove si incontrano gli amici, come si faceva una volta.
Io proporrei addirittura un incontro per festeggiare insieme il nostro “ritorno in pista”. Ciao e buona serata. Fabio
Ciao a tutti!
Di fronte ai vostri racconti , Miriam e Andrea, la mia giornata sembra quasi banale, siete stati veramente bravi a farmi entrare dentro il vostro mondo.
Se volete però la mia giornata ve la racconto lo stesso…
E’ stata movimentata e tormentata, non sono riuscita a scrivere una parola perché la mia famiglia mi ha fagocitato in richieste (alle quali spesso devo imparare a dire di no) tali per cui non sono stata in grado di fare ciò che mi ero ripromessa.
Ad ogni modo la mia scrittura non si ferma mai e anche se non prendo la penna in mano la mia mente va avanti come se lo stessi facendo.
Avevo anche pensato di scrivere alcuni episodi tra il goliardico e il tragico che mi sono successi oggi ma non voglio tediarvi ulteriormente perciò questa volta parlerò di ciò che mi piace fare in generale ovvero leggere.
Finalmente ho finito di leggere un libro che mi ha appassionato fin da subito, si chiama “Il custode delle tempeste”
(di Catherine Doyle). Mai libro fu più azzeccato in questo periodo!
I protagonisti sono un nonno e due nipoti. In sintesi la storia racconta il passaggio di consegne generazionale tra nonno e nipote per essere il custode delle tempeste di Arranomore (isola che esiste veramente e fa parte del territorio irlandese). E’ un libro poetico e positivo perché ci insegna che da chi ha più esperienza possiamo imparare tanto e se poi questa persona è nostro nonno non è magico?
Durante la lettura ho pensato tanto ai miei nonni e mi sono tornati in mente alcuni ricordi per me molto belli.
Tutte le mattine mio nonno Francesco si alzava prima di tutti, andava al mercato, comprava la frutta e la verdura e la portava a casa con sacchetti di carta marrone scuro. Poi passava in edicola a prendere il giornale e poi da un laboratorio di pasticceria e caffetteria e ci comprava la colazione (ci perché era anche per mio fratello maggiore, quello minore non era ancora nato) che consisteva in un cornetto alla crema per me, uno alla marmellata per mio fratello e due cremolate di fragole alla panna, dopodiché lui leggeva il giornale e noi facevamo colazione.
Come avete potuto intuire mio nonno era siciliano e la colazione ce la comprava d’estate quando andavamo a trovarlo.
E’ uno dei ricordi più vivi che ho, non vedevo l’ora di trovare la mia colazione e lui faceva tutti quei giri per noi, per condividere con noi qualcosa di buono. Ci regalava momenti di felicità.
Pensate che io avevo solo tre anni e (strano ma vero mi ricordo bene quel momento) mio nonno quel giorno mi portò con sé in auto, io vidi il volante e gli chiesi di provarlo, insistetti così tanto per guidare che lui mi fece sedere sulle sue gambe e mi diede in mano il volante. Per me fu una conquista apocalittica che ancora porto dentro.
Non dimenticherò mai i miei nonni materni, sono stati i migliori del mondo per me e per fortuna sono riuscita a passare tanto tempo con loro.
Che dire ancora? Oggi è stata una giornata “ballerina” ma come sempre mai priva di pensieri e ricordi.
Un abbraccio,
Giulia
Ciao a tutti. Io ho una lista bella lunga di “prime cose da fare” una volta che tutto questo sarà finito, per farle tutte mi ci vorranno mesi! Io mi sto centellinando il lavoro (parlerei più di studio anche eccessivo delle carte) per avere almeno due-tre ore impegnate al giorno. Oggi per la prima volta ho visto una mia collega in tuta, ero convinto che dormisse in tailleur! Io mi ero fatto la barba per l’occasione, ho pure messo una camicia… ma avevo il pantalone della tuta e le ciabatte… amici fashion blogger levatevi!!! Io pure pian piano sto perdendo un po’ il conto dei giorni, cosa che mi capita ad agosto,in vacanza, e di solito non me ne faccio un problema in quel caso devo solo scegliere che costume indossare o dove andare a bere qualcosa la sera. Stasera non posto musica, dopo Time sarebbe un sacrilegio. Vi lascio con un interrogativo: e se ci abituassimo? Potrebbe mancarci questa sospensione una volta che saremo tornati a correre?
Ciccio dici che potremmo abituarci?
Senz’altro ci mancherà questa calma, questo tempo a disposizione per poter pensare perché le nostra frenesia ci vieta categoricamente di fare le cose con tranquillità ma abituarci a questo silenzio che c’è fuori dalle nostre case/prigioni proprio no. Tutto sta diventando monotono e il silenzio è assordante. All’inizio della mia quarantena ero contenta di staccarmi dal resto del mondo perché avevo bisogno di sentirmi mamma a 360gradi. Ora penso che il nemico ci ha insegnato tanto e resta a noi fare buon uso dei suoi insegnamenti.
Lo chiedo a voi, io ammetto che i primi segni di nervosismo comincio a mostrarli. Non so fino a quando lavorerò a casa, non so fino a che punto avrò la voglia di dedicarmi a qualche piccola riparazione/modifica/ pulizia delle mie macchinine, rimettere in ordine la libreria e i dischi. Però al tempo stesso riuscire a fare le cose con maggior calma non mi dispiace. Per come sono fatto riesco a trovarmi momenti di assoluto silenzio e isolamento anche in condizioni normali ma se quella è una ricerca, questa è situazione in cui siamo piombati e che sta diventando la quotidianità, davvero non so cosa pensare.
Ciao ragazzi.
La prima cosa che farò dopo che tutto questo sarà alle nostre spalle è di abbracciare forte forte i miei bimbi. Adesso lo faccio ma sto attenta a non farlo troppo perché la paura mi frega. Sì forse sarò esagerata lo so. Un’altra cosa che farò è quella di andare al mare, di sedermi ai suoi piedi e di guardarlo tanto da perdermi tra i movimenti delle sue onde e farmi avvolgere dal suo profumo. Se solo adesso lo avessi a portata di vista troverei in lui quelle sicurezze che spesso vacillano e da lui troverei la forza quando mi sento sopraffatta dallo sconforto.
Da domani prometto a me stessa di tornare ad ascoltare la musica, ho perso l’abitudine e questo proprio non va bene.
Grazie per aver creato questo blog, leggervi e a volte scrivervi è diventato un appuntamento fisso e piacevole.
“Domani è un altro giorno” (migliore si spera).
Notte.
Ciao Miriam e ciao Andrea e ciao a tutto il blog.
“Ho perso la cognizione del tempo”, la mia dimensione umana oggi è questa.
Si, proprio io che sono “quadrato” e fissato oltre che estremamente preciso e programmatore di ogni cosa, oggi dopo oltre due settimane di quarantena, mi sono alzato tardi senza preoccuparmi di nulla e non mi ricordavo che giorno era.
Di solito a seconda degli impegni della settimana riuscivo in automatico a sapere quale tipo di rifiuti dovevo mettere fuori per la raccolta del giorno successivo, ma oggi NO, non avendo il telefono acceso per controllare la data, ho dovuto chiedere ai miei familiari cosa esporre.
Tutti i giorni mi sembrano diventati uguali, come fossimo stati risucchiati da quei film dove ogni giorno si ripete all’infinito tipo “è gia ieri” di Antonio Albanese, oppure “Ricomincio da Capo” con Bill Murray.
Sarà forse perchè nelle ultime 3 settimane sono uscito solo 3 volte, per spesa, benzina e farmacia, il mio lavoro purtoppo è completamente fermo, ed ogni giorno devo come tutti voi, cercare di inventarmi qualcosa.
Tra l’altro negli ultimi giorni prima del blocco, mi ero reso conto di avere i capelli un po’ troppo lunghi e volevo andarli a tagliare, ma poi tra una cosa e l’altra, ho aspettato un po’ troppo e mi sono ritrovato nell’impossibilità di tagliarli per le chiusure forzate di tutte le attività tra cui i parrucchieri.
A questo punto mi sono detto “che faccio rischio ? Si”. E allora ho sfoderato una seminuova macchinetta rasacapelli, con la quale sono andato a chiedere ai miei familiari di diventare “provetti coiffeur”, promettendo loro che comunque non mi sarei arrabbiato, qualsiasi fosse stato il risultato.
L’unica ad accettare la sfida, dopo innumerevoli mie preghiere, è stata mia moglie, che pur con qualche incertezza, ed un po’ di gel per modellare qualche leggera zappata, alla fine è riuscita a portare a termine questa impresa con un risultato accettabile.
Alla sera poi, mi è venuta voglia di parlare con qualcuno di esterno al mio solito ambito familiare ed ho videochiamato prima un amico, mio vicino di posto allo stadio, “il Gian”, un signore anziano che è davvero un personaggio, gli vogliono bene tutti, è da una vita che ha l’abbonamento a S Siro e non manca mai.
Non vi dico quanto sia stata grande la sua felicità per questa mia sorpresa, non se l’aspettava proprio, aveva quasi gli occhi lucidi e per una buona mezz’ora ci siamo tenuti compagnia ed abbiamo ritrovato un po’ di leggerezza parlando della nostra inter, come se niente di tutto questo fosse successo.
Poi ho chiamato un alcuni parenti nel Veneto, che non sentivo da tempo, cugini e zii ai quali sono molto legato, ed anche con loro grande allegria e grande voglia di ritrovarsi il prima possibile.
Si perchè ci sono sempre le chat e whazzup con i loro freddi messaggi scritti, ma io sono ancora all’antica e, come per i libri mi piace leggere la versione cartacea, per i rapporti umani preferisco ascoltare la voce e parlare in diretta con le persone, perchè mi fa sa sentire più vicino a loro.
Vi saluto e vi abbraccio con una canzone che ha attinenza con il mio tema di oggi, la cognizione del tempo, ovvero “TiME” dei Pink Floyd.
Buona serata a tutti voi da Fabio
https://youtu.be/T4AnBssEQ0A
Grazie Fabio, stavo proprio pensando alla colonna sonora di questa sera. Ed eccola in real “Time” da te. Andrea
Ciao a tutti!
Io oggi ho passato la mia giornata a tenermi occupata tra pulizie di primavera e cucina e film.
Riguardo a chi lavora negli ospedali ho un gran rispetto. Sacrificare la propria vita a discapito della propria non è facile. Io sinceramente non potrei mai farlo come lavoro, mi farei coinvolgere troppo.
Anche io non vedo l ora di abbracciare tutte le persone a cui voglio bene. La prima persona vorrei che fosse la mia mamma, ma ci sono più di 600 km che ci dividono. Mi auguro di poterlo fare appena si potrà. Nel frattempo gli mando baci dal cellulare, e sì sono finita così con le videochiamate ai miei parenti ed amici, continuando a digli quanto mi mancano.
Che dire?
Passerà anche questo.
Un abbraccio ♥️