MIRIAM 12– Oggi, caro Andrea, c’è stato il picco della mia nullafacenza. Oggi ho galleggiato attraverso il mare delle ore, dei minuti e dei secondi che sembravano infiniti, passando dal soggiorno alla cucina, dalla cucina alla camera da letto, dalla camera da letto alla stanzetta. Ho visto una quindicina di dirette Instagram pensando a quanto siano utili in questi giorni per far passare il tempo, per fare compagnia a chi è solo. A chi come me ha scelto di galleggiare -solo oggi, promesso.
E pensare che stamattina, appena sveglia, mi ero messa in testa di fare, fare, fare. E invece oggi è andata così: ieri ho cucinato le zeppole più buone che abbia mai mangiato e, forse, domani smonterò l’intera libreria del soggiorno e catalogherò i libri per autore. Oggi ho galleggiato. Intanto, però, un piccolo frutto è spuntato lo stesso, improvviso e inaspettato, proprio come la primavera: ho capito che, in questi giorni, non posso e non devo forzare la mano, ma devo essere più indulgente con me stessa. E da qui ho riflettuto su quanto lo fossi poco, “prima”. Di quanto pretendessi da me sempre e solo il massimo, non concedendomi mai nulla che non fosse prima sudato e meritato. Di quanto studiassi “forte”, lavorassi “forte”, mi allenassi “forte”. Perché io dovevo sempre dare il massimo e anche di più. Perché dovevo andare a letto stremata, altrimenti non ero contenta. E invece, come in una mano del monopoli, ora sto ferma un giro, e non per scelta. E allora mi godo questa prigione e questa nuova indulgenza, sperando che non svanisca alle prime luci dell’alba che verrà.
ANDREA 12 – Il mio Monopoli, invece, continua. Le caselle della mia giornata sono (per chi legge seguite il tabellone partendo dal VIA): Vicolo Stretto, il bagno appena mi alzo dal letto, la Stazione Sud, alzo tutte le tapparelle, (a volte apro anche le finestre perché la casa “addà piglià aria”, come dice la famosa mamma di Casa Surace), la P di parcheggio, che è l’ufficio che ho costruito sul tavolo da pranzo in salone e da cui mi collego saltando su Skype da una casella all’altra delle case dei miei colleghi (tra Milano, Torino, Parigi, Francoforte, New York, Melbourne). Dal parcheggio mi muovo verso la Società Acqua Potabile, che per me è l’attacco della lavastoviglie, una delle compagne fisse di questa mia quarantena. Valentina si era sempre lamentata del mio rapporto con lei (la lavastoviglie), ora non può che ammirare questo legame così migliorato. Alle 20 mi fermo: via Roma arrivo a Napoli e mi metto in contatto con Miriam per scrivere questa storia, ma non è finita perché poi la giornata frenetica termina, i contatti Skype si spengono e allora si arriva sulla casella della Tassa di Lusso: la tassa che paghiamo ogni sera ai nostri pensieri. Il mio più ricorrente è : quando finirà? Boh, per ora sono al Via, non ritiro i 500 €, esco fuori al balcone e respiro l’aria. E’ primavera.
Questo virus si è insinuato come un’ombra oscura nelle nostre vite, divorando piano piano la nostra libertà d’azione e lasciando spazio all’incertezza del domani e allo spettro della paura che incombe pronta all’agguato. Non dobbiamo lasciarci divorare… Non possiamo occupare il nostro tempo come sempre? Non possiamo pianificare le nostre giornate? Pazienza. Prendiamo fiato. Assaporiamo la lentezza. Guardiamoci intorno, ma soprattutto guardiamoci dentro e se non tutti i giorni sono uguali, non pretendiamo troppo da noi stessi. Questa è una situazione che ci ha travolti come una tempesta sicuramente difficile da domare, ma dopo il mare in burrasca torna sempre la quiete, dopo la pioggia il sole e dopo l’inverno la primavera, i fiori sbocciano nei prati anche se noi non possiamo uscire. Noi, costretti a restare tra le nostre quattro mura, stiamo scoprendo che non siamo soli come credevamo di essere, che i nostri balconi sono molto più affollati delle nostre strade e accoglienti come il divano di casa, che possiamo essere lontani fisicamente, ma che una rete invisibile, un coro di voci che cantano all’unisono ci uniscono sotto un’unica bandiera, che i social non sono l’orco cattivoe che la facoltà di parola su tutto data a chiunque, può fare più danni di un virus. (“Al nord ci sono più casi di contagio perché si è più ligi al lavoro” Cit. Barbara Palombelli) Il vero antidoto contro le fake news e la gente che pensa di sapere tutto e invece non capisce un cazzo (visto che invece di starsene in quarantena è scappata al sud), è staccare la spina, respirare e soprattutto goderci la vita che forse prima andava troppo veloce. Quindi io sto ferma un turno e aspetto che passi.
“Assaporiamo la lentezza” mi piace Chiara e no alla fake news, sì alla scrittura delle emozioni. Andrea
Ciao Miriam e ciao Andrea
Oggi è sabato ed è un bel giorno di sole, oggi sarei dovuto andare ad un concerto a Milano in compagnia di alcuni amici, lo aspettavo da un po’, si prospettava una splendida serata senza pensieri ed invece purtroppo non sarà così, dovrò restare a casa con i miei bei biglietti in mano.
Oggi è anche il primo giorno di Primavera, una primavera che immaginavamo diversa, una primavera che ricorderemo per sempre, una primavera dove la natura come ogni anno si risveglia e ci regala i suoi meravigliosi profumi e colori che però noi siamo costretti a guardare solo dalla finestra.
Una primavera che solitamente è segno di rinascita e di vita, in un momento tragico dove le principali protagoniste sono la morte, che ci passa vicino, che ci sfiora e che si porta via tante persone colpite da un subdolo ed invisibile nemico, e la paura che prima o poi si avvicini anche a noi.
Solo ieri ci hanno lasciato in 625, una cifra spaventosa che mi ha riportato alla mente una poesia di Ungaretti che avevo studiato a scuola che raccontava in poche parole di grande significato, l’orrore della guerra e dei suoi tanti caduti con una metafora: “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”.
Una primavera segnata da immagini come una colonna di camion militari, che portano le salme dei deceduti alla cremazione perchè nei cimiteri non c’è più posto, una primavera dove leggi su internet i pensieri di una infermiera di terapia intensiva che dice: “i malati gravi, si accorgono di essere alla fine e sanno che non potranno più rivedere i loro cari, allora ci tirano per il camice e ci chiedono di dire ai loro parenti che gli vogliono bene, ci consegnano biglietti da recapitare loro con messaggi di affetto”, e allora ti fai prendere dallo sconforto, ti scendono lacrime, ti si blocca lo stomaco, ti viene il groppo alla gola, ma sai che devi tenere duro, rispettare le regole, fare da esempio per la tua famiglia, infondendo loro fiducia, forza e voglia di vivere, perchè la vita deve comunque andare avanti.
Tutto questo è qualcosa di davvero scioccante, sconvolgente ed inimmaginabile fino a ieri per le persone della nostra generazione.
Si perchè quelli della nostra generazione sono molto fortunati, non hanno mai sofferto i morsi della fame, non hanno mai vissuto la paura e la tragedia della guerra, cosa che invece la generazione dei nostri padri e nonni, che in questi giorni più di altre, viene decimata da questo nemico invisibile, ha purtroppo avuto modo di vivere.
Noi siamo molto fortunati, abbiamo avuto tutto dalla vita e ci lamentiamo sempre di tutto, forse questa vicenda davvero ci potrebbe aiutare a cambiare nell’animo, forse è qualcosa di divino o forse la Natura, che ci vuol dare un segno per dirci che stiamo sbagliando qualcosa, che dobbiamo correggere il tiro, che dobbiamo cambiare nei rapporti umani, e magari andare verso un modello di società che abbia più rispetto di Lei e di noi stessi, che si adegui ai suoi ritmi e le permetta di avere il tempo di rigenerarsi senza danneggiarla nascondendo sotto il tappeto tutto ciò che di dannoso noi creiamo senza pensare al futuro, e non sempre a pretendere di avere troppo, rispetto a quanto Lei ci può dare.
Vi Abbraccio e vi auguro buona serata – Fabio
Fabio, quanto hai amaramente ragione. Questa esperienza ci segnerà per sempre e nel bene e nel male sarà una dura lezione che non dimenticheremo, la più dura della nostra vita che forse ce la farà apprezzare di più. Buon sabato a te e a tutto il blog ☺️
Ciao Fabio, non avevo letto delle ultime parole dei malati alle infermiere e mi ha colpito. Tanto. Io credo che non abbiamo sbagliato qualcosa, ma vivevamo seguendo un benessere che davamo per scontato. Ora che sappiamo cosa significa perdere “quasi” tutto, ne saremo più coscienti. Andrea
Ciao cari Miriam e Andrea,
Innanzitutto mi presento.Mi chiamo Salvatore,ho quasi 25 anni,e commento questo articolo da Villa Di Briano (in provincia di Caserta)
Questo articolo mi ha fatto riflettere molto,soprattutto in questi giorni.
Il periodo che stiamo vivendo non è di certo uno dei migliori,come sappiamo, ma non dobbiamo perdere la speranza e tutto andrà bene.
Anche io sono una persona che vuole fare tutto subito,anche nel realizzare i miei sogni.Ma avendo questa fretta,alcune volte mi sono fatto del male e ho permesso ad altre persone di farmi del male.
Ma poi,con il passare del tempo,ho capito che la fretta non ti porta da nessuna parte,e se vuoi realizzare i tuoi sogni devi andare con calma e non farti prendere dalla paura.
Man mano li sto realizzando,o almeno ci sto provando.Come il fatto di coltivare la mia passione per la fotografia che,spero, si possa trasformare in un lavoro.
Ne dovevo realizzare un’altro,ma questo virus me lo ha impedito e so che questo solo è solo rimandato!
Questo periodo lo sto vivendo guardando serie tv,riflettendo di più su me stesso,su quello che merito.
Poi la sera c’è Un Posto Al Sole,che è un appuntamento fisso da quando ero bambino.
Voglio dire un ultima cosa prima di andare a dormire,che è cosi bello leggervi!!
Io ho dato un’occhiata ieri e mi sono sentito in compagnia.
Grazie mille,davvero <3
Ora vi auguro una buonanotte e non vedo l'ora di leggere un nuovo articolo!!!
Ciao Salvatore, quello che hai scritto è il motivo per cui è partito questo blog. Scrivere tutti per sentirsi in compagnia nella scrittura. un abbraccio e non smettere di fotografare. Andrea
“Ciao, chi sei?”
“Sono l’Italia.”
“Come scusa?”
“Si sono l’Italia. Non hai mai sentito parlare di me?”
“Certo come no. So che sei abbastanza buona e sei po’ cattivella.”
“Come cattivella?”
” Eh, come posso spiegarti su quello che dicono di te, senza offenderti? Mh..”
“Addirittura? Dicono cose così brutte che potrei anche offendermi?”
“Nono, Italia non fare così, altrimenti come faccio a dirtelo.. abbi un attimo di pazienza.”
“Pazienza?! Come faccio ad essere paziente adesso?”
” Perché? Cos’hai che non va?”
“Non vedi che c’è un brutto mostriciattolo che mi sta mangiando piano piano?”
“No, io non vedo nulla…”
“Come non si vede? C’è questo mostriciattolo che sta mangiando i miei amichetti. Per esempio, ho una città che si chiama Bergamo e questo cattivissimo mostriciattolo, la sta divorando tutta. I cittadini non escono più, gli ospedali sono pieni pieni e io non so cosa fare. Sono molto triste per questo.”
“Perché? Questo mostriciattolo non può essere distrutto a Bergamo?”
“Eh magari fosse così facile. Questo mostriciattolo ha tantissimi fratelli, che stanno mangiando anche altre città.Davvero non sanno più cosa fare. Io sto cercando di mantenere la calma, sto cercando di gestire il tutto ma sono triste.”
“Dai Italia, non fare così, non devi arrenderti.”
” Ma come faccio? Sono tanto stanca, le persone non escono più, mi mancano i miei bambini che giocano nei parchi. Non ci sono più gli innamorati che si tengono per mano e che vanno nei posti più belli che ho. Mi mancano le mie persone, capisci?”
“Dai, Italia,non devi fare così. Guarda lì, ci sono le tue persone, i tuoi abitanti che ti stanno pregando e ti stanno sostenendo. Ci sono tante persone che ti amano lo sai? Non per piazza Duomo a Milano, per la pizza di Napoli o per la Fontana di Trevi a Roma. Ti amano perché sei tu. Hai sempre dimostrato di essere grande e forte. Sei stata e sei la culla di tante civiltà. La tua gente è sempre gentile con il prossimo, sempre disposto a tendere la mano. Italia tu sei bella non solo per le tante cose belle da vedere e per le tante cose buone da mangiare, tu sei bella perché sei tu.
“Io sono bella perché sono io? Cosa vorresti dire?”
“Sei bella perché anche se hai innumerevoli difetti,tanti ti amano perché hai davvero qualcosa di speciale. Sono sicuro che questo mostriciattolo e i suoi fratelli saranno sconfitti”
“Si, però io non mi sento forte perché non ho nulla da dare.”
“Cara Italia vedi quanto sei ingenua? Tu hai tanto da dare e lo sai perché? Perché il mostriciattolo non sa cos’è il bene. Tu stai insegnando agli italiani a restare chiusi in casa, ai bambini di giocare nella loro cameretta e non andare al parco a giocare. Stai insegnando agli adulti a dare più amore e di essere più presenti con i figli e con i genitori. Stai insegnando alle generazioni che dovranno raccontare alle future generazioni che, anche se c’è la paura, nessuno si è arreso. Proprio per questo tu sei bella. Ti ricordo che gli italiani sono orgogliosi di te. Stanno facendo proprio i bravi perché sanno che ci tieni tanto e non vogliono vederti triste. Vogliono vederti forte e sorridente, poi quando andranno via i vari mostriciattoli, faranno festa. Saranno lì a cantare l’inno e tu sarai orgogliosa, perché come 169 anni fa, l’Italia è più unita che mai. Ricordati cara mia amica Italia che andrà tutto bene. Basta crederci.”
Bellissima ❤️
W l’Italia ..e la pizza di Napoli. Mi manca. Andrea
Ciao a tutti! Oggi la mia giornata è stata bella e brutta allo stesso tempo…
In questo periodo soffro leggermente di insonnia quindi al mattino mi alzo tardi e la cosa mi infastidisce perché come Miriam io devo sempre essere occupata e pretendo tanto da me stessa e dal mio tempo.
Tuttavia cerco di recuperare il tempo perduto durante la giornata. Oggi ho scritto un altro articolo sul mio blog, ho utilizzato molto di più del solito i social, ho continuato a leggere un libro per ragazzi perché non bisogna mai perdere la fantasia quella vera che solo i più piccoli possono insegnarci, mentre questa sera ho deciso di dedicarmi all’ozio e di lasciare in sospeso la storia che sto scrivendo.
Sto per raccontarvi una cosa che in pochi sanno. Quando ero una ragazzina (stavo finendo le elementari e iniziavo le medie) mi piaceva un ragazzino del mio quartiere e sapevo che spesso usciva in bici o in motorino. Così a volte mi appollaiavo sul balcone di casa e guardavo l’orizzonte nella speranza di vederlo e di poter sognare che per un momento lui si accorgesse di me. Ero una ragazzina molto romantica e questo amore platonico era anche piuttosto divertente visto con il senno di poi, ma ciò che voglio dire è che quando eravamo piccoli l’ozio per noi era una conquista e dentro a questa bolla ogni tanto saltava fuori qualcosa di bello. Volevamo essere liberi di non fare niente o di fare ciò che desideravamo.
E’ un po’ ciò che manca alla generazione dei nostri figli o nipoti, l’arte dell’ozio e del saper gestire il proprio tempo senza per forza essere impegnati. Non dobbiamo preoccuparci dei momenti morti e se non abbiamo voglia di essere attivi è perché il nostro corpo e la nostra mente a volte ci chiedono una tregua.
Perciò buon ozio a tutti!
Un super abbraccio ozioso collettivo!
Giulia
Ciao Miriam, Ciao Andrea, anche io oggi mi sono dato alla più sfacciata nullafacenza (ho già sistemato i dischi, i libri, le macchinine). Dovrei fare ordine tra i cassetti della mia scrivania e e qualche mobiletto della libreria ma è una cosa che sto rimandando perché so bene cosa potrebbe uscire fuori. Stamattina alle 11 c’era il flashmob organizzato da tutte le radio e ovviamente nel mio parco nessuno, ma proprio nessuno ha partecipato. Io ho spalancato il balcone della mia stanza, ho alzato le casse e posso assicurarvi di essermi giocato l’ultimo scampolo di simpatia del mio dirimpettaio.
E’ una sera che se non fosse per questa maledetta situazione sarebbe una sera “da passare in centomila in uno stadio”, una da passare con pochi amici a girare senza meta, da andare a cena fuori con due occhi castani che sanno di dolcezza e tanti braccialetti tintinnanti al polso destro.
Ma è soltanto una notte silenziosa, fatta non del silenzio della casa al mare, è un silenzio pesante, che fa a cazzotti con l’aria leggera che c’è. Silenzio e attese, attese di numeri, attese di sapere, un’ app del comune da consultare per capire se domani e nei prossimi giorni che giro dovrai fare nelle tue rare uscite (a Torre del Greco hanno istituito alcune “zone rosse”)
E’ una notte strana, forse ne arriveranno altre, forse sarà la sola, non lo so non ci penso. Domani prevedo altro galleggiamento ma se è buon tempo mi inchiodo sul terrazzo fino al tramonto…Hai visto mai che una volta finito tutto e un accenno di abbronzatura la proprietaria dei tanti braccialetti ci casca.
Appena finisce tutto, caro il mio Ciccio, ti prometto di riempirti di pacchetti e raccomandate da spedire alla posta. Al decimo giorno al suo sportello…ci casca, anche senza abbronzatura. ❤️ Miriam
Posso fare la romantica ancora? Magari si imbatte in questo blog e legge le cose carine che scrivi e chissà che questo incontro non avvenga un pochino prima… Bisogna sempre trarre qualcosa di bello anche da una situazione difficile… <3
Ciao ragazzi… avete giornate molto più piene delle mie…qui si passa dal soggiorno alla Camera, dal pc alla tv giusto per distrarmi dedico un oretta all’attività fisica….tanti attendono di uscire perché non ce la fanno più…noi speriamo che il telefono squilli per buone notizie…un familiare colpito da questo maledetto virus. Ne approfitto per scriverlo anche qui…state a casa vi prego
Ciao a tutti♥️ stamattina mi sono svegliata prima del solito, ed ero molto triste perché in questo momento, dovrei essere insieme alla mia famiglia in un treno che porta a Parigi. Caro Andrea, il mio Monopoli della fantasia mia portato alla stazione Centrale di Milano e dopo 1000km stazione gare de Lyon e finalmente Disneyland!!! Paghiamo tassa sul gelato… Ma il giro finisce in Prigione senza passare dal via. Vabbè ci sarà tempo anche per viaggiare nel frattempo vi leggerò e cercherò far girare il mappamondo della fantasia.